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Messaggio  gerlando messina Sab 17 Set 2011 - 19:06

Qualcuno sa se l'iva da applicare ai certificati è del 20 o 21 % ? Grazie
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Messaggio  gerlando messina Sab 17 Set 2011 - 19:10

ok.. su sito fimmg iva al 21%
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Messaggio  Dott.Hiram Sab 17 Set 2011 - 20:46

Bel problema con i resti...
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Messaggio  Lucio Mignone Dom 18 Set 2011 - 9:51

Dott.Hiram ha scritto:Bel problema con i resti...

SEMPLICE, ce li rimetteremo noi...
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Messaggio  aditroia Dom 18 Set 2011 - 10:15

Dott.Hiram ha scritto:Bel problema con i resti...

Io penso di risolvere così:
se prima prendevo 30 €, cioè 25 € + il 20% (5 €) = 30 €,
adesso trasformo in 24,75 € + il 21% (5,25 €) = 30 €.
Comunque domani ne parlerò anche al ragioniere.

Ciao e Buona Domenica a tutti, Alessandro
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Messaggio  Don Dom 18 Set 2011 - 14:55

aditroia ha scritto:
Dott.Hiram ha scritto:Bel problema con i resti...

Io penso di risolvere così:
se prima prendevo 30 €, cioè 25 € + il 20% (5 €) = 30 €,
adesso trasformo in 24,75 € + il 21% (5,25 €) = 30 €.
Comunque domani ne parlerò anche al ragioniere.

Ciao e Buona Domenica a tutti, Alessandro

Già, pensa come sono felici i ragionieri che avranno a che fare con i centesimi, come minimo aumenteranno i loro compensi...
Invece noi ci perdiamo perchè immagino nessuno in questo periodo se la sentirà di aumentare le tariffe, era meglio farlo prima, ma col senno di poi...
Ciao,
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Messaggio  fata4874 Dom 18 Set 2011 - 21:59

Ecco le mie soluzioni, almeno per i certificati più importanti:assicurazione :57,85+iva al 21% 12,1485 per un totale di 69,9985 e ne chiedi 70; invalidità 53,71+ iva: 11,2791 per un totale di 64,9891 e ne chiedi 65.
Certo fa ridere tutto questo, ma ho dovuto far quadrare i conti in qualche maniera...
In pratica io mi facevo pagare prima 60 euro, iva compresa, sia per l'assicurazione che per l'invalidità ed ora mi sembra il momento di aumentare leggermente arrotondando, altrimenti bisognava chiedere 62,ecc o 63,ecc.
A me è sembrato giusto arrotondare rispettivamente a 70 i certificati assicurativi ( vengono rimborsati ai pazienti ) e a 65 i certificati per invalidità.

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Messaggio  Lucio Mignone Dom 18 Set 2011 - 23:59

aditroia ha scritto:
Dott.Hiram ha scritto:Bel problema con i resti...

Io penso di risolvere così:
se prima prendevo 30 €, cioè 25 € + il 20% (5 €) = 30 €,
adesso trasformo in 24,75 € + il 21% (5,25 €) = 30 €.
Comunque domani ne parlerò anche al ragioniere.

Ciao e Buona Domenica a tutti, Alessandro

La sostanza non cambia: anche in questo modo sei sempre tu che ci rimetti l'aumento dell'IVA con l'aggiunta di creare complicazioni al tuo commercialista...
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Messaggio  aditroia Gio 22 Set 2011 - 20:32

Lucio Mignone ha scritto:
aditroia ha scritto:
Dott.Hiram ha scritto:Bel problema con i resti...

Io penso di risolvere così:
se prima prendevo 30 €, cioè 25 € + il 20% (5 €) = 30 €,
adesso trasformo in 24,75 € + il 21% (5,25 €) = 30 €.
Comunque domani ne parlerò anche al ragioniere.

Ciao e Buona Domenica a tutti, Alessandro

La sostanza non cambia: anche in questo modo sei sempre tu che ci rimetti l'aumento dell'IVA con l'aggiunta di creare complicazioni al tuo commercialista...

Hai ragione, infatti, in accordo con il commercialista abbiamo stabilito per € 30,25. Che poi i 25 cent. li paghiamo noi era quasi scontato.
aditroia
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Messaggio  Don Gio 22 Set 2011 - 21:28

[quote="aditroia"]
Lucio Mignone ha scritto:
Hai ragione, infatti, in accordo con il commercialista abbiamo stabilito per € 30,25. Che poi i 25 cent. li paghiamo noi era quasi scontato.
Senza polemica perchè ognuno è libero di fare come vuole ma 30 euro per un certificato si chiedeva parecchi anni fa quando forse pochi rilasciavano ricevute.
Siamo nel 2011, siamo dei professionisti, abbiamo subito una svalutazione del 22 % negli ultimi 10 anni, abbiamo subito continui rinnovi in perdita dell'ACN, abbiamo l'ACN bloccato al 2014, le regioni e le ASL hanno cominciato a tagliare, dobbiamo continuare a farci del male ?
Ciao,
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Messaggio  Lucio Mignone Gio 22 Set 2011 - 23:03

[quote="marziog"]
aditroia ha scritto:
Lucio Mignone ha scritto:
Hai ragione, infatti, in accordo con il commercialista abbiamo stabilito per € 30,25. Che poi i 25 cent. li paghiamo noi era quasi scontato.
Senza polemica perchè ognuno è libero di fare come vuole ma 30 euro per un certificato si chiedeva parecchi anni fa quando forse pochi rilasciavano ricevute.
Siamo nel 2011, siamo dei professionisti, abbiamo subito una svalutazione del 22 % negli ultimi 10 anni, abbiamo subito continui rinnovi in perdita dell'ACN, abbiamo l'ACN bloccato al 2014, le regioni e le ASL hanno cominciato a tagliare, dobbiamo continuare a farci del male ?
Ciao,

Completamente daccordo con te poiché la frase

Hai ragione, infatti, in accordo con il commercialista abbiamo stabilito
per € 30,25. Che poi i 25 cent. li paghiamo noi era quasi scontato.


Non l'ho scritta io... c'è un errore nel quote... Wink
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Messaggio  Dott.Hiram Ven 23 Set 2011 - 9:23

MOLTO d'accordo con Marzio.
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Messaggio  marcelloronconi Ven 23 Set 2011 - 18:25

Dal mio commercialista: la normativa prevede solamente che per il calcolo dell'Iva si possa dividere x 1,21 la cifra scelta come pagamento. Es: E.50 totali= 50:1,21=41,32 + iva 8,68=50 etc. Ad ognuno, secondo...decenza.. la scelta della cifra. Marcello..

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Messaggio  aditroia Sab 24 Set 2011 - 12:56

[quote="marziog"]
aditroia ha scritto:
Lucio Mignone ha scritto:
Hai ragione, infatti, in accordo con il commercialista abbiamo stabilito per € 30,25. Che poi i 25 cent. li paghiamo noi era quasi scontato.
Senza polemica perchè ognuno è libero di fare come vuole ma 30 euro per un certificato si chiedeva parecchi anni fa quando forse pochi rilasciavano ricevute.
Siamo nel 2011, siamo dei professionisti, abbiamo subito una svalutazione del 22 % negli ultimi 10 anni, abbiamo subito continui rinnovi in perdita dell'ACN, abbiamo l'ACN bloccato al 2014, le regioni e le ASL hanno cominciato a tagliare, dobbiamo continuare a farci del male ?
Ciao,



No Marzio, sono certo che la tua non è una polemica, ci mancherebbe
altro, sei una persona corretta ed intelligente e così penso di tutti i
colleghi.


La tua osservazione è giusta ma la mia scelta si inserisce in un'ottica
che non tiene conto di una coscienza o pensiero legati a fattori che affondano
esclusivamente nel materialismo. E’ chiaro che la mia scelta
non vuole assolutamente minimizzare il valore professionale del nostro lavoro anzi,
a mio parere, lo esalta. MI spiego meglio senza voler affrontare concezioni filosofiche.

E’ una scelta dettata da fattori che al di là delle realtà sociali ed economiche locali hanno carattere personale.
Il rapporto con i miei assistiti è un
rapporto soprattutto di stima, di affetto e di fiducia che dura da oltre un
trentennio durante i quali ho visto nascere e crescere e divenire adulta la
nuova generazione. Ho dedicato ai miei assistiti finora metà della mia vita e li considero
una grande famiglia con la quale ho condiviso gioie e momenti difficili
ricevendo disponibilità affetto ed incoraggiamento con la stessa intensità con
la quale mi sono dedicato a loro. Quando mi trovo di fronte un pensionato che
riesce a malapena a sbarcare il lunario o ad un disoccupato che non ha nessuna
disponibilità economica se non quella di un genitore anziano, la mia
sensibilità per queste vissute difficoltà non mi concede molto. Non è certo che
pretendendo 70 € per un certificato danneggio la mia e l’altrui figura
professionale. A mio parere i valori che elevano la sostanza della professione medica e
che vanno considerati e perseguiti sono ben altri. In una società in cui è
palese la crisi dei valori morali con preoccupanti tratti anti-umanistici. In una società nella quale la nascita di un nuovo individuo è collegata
ad un ideale di vita che porta a ragionare in termini commerciali di convenienza, infatti non
è un caso che oggi la maggior parte delle preoccupazioni di due genitori sia
infatti quella di verificare se il proprio figlio sia sano prima che venga alla
luce, in maniera tale da decidere di ricorrere o meno all'aborto terapeutico
nel caso ci fossero dei problemi.In una società in cui una persona debole e senza possibilità di
guarigione è considerata come inutile per la società e quindi viene legittimato
il ricorso all'eutanasia. Tutto questo declino dei valori della persona umana
finisce per ridurre tutte le espressioni della vita umana al rango della
pratica e della utilità. Se potessimo rinvigorire i nostri valori morali senza far pesare la
bilancia prevalentemente dalla parte dei guadagni credo sarebbe una società migliore.
Ma oggi invece tutto viene portato avanti come se l'uomo fosse un perfetto sconosciuto
e con l'idea di raggiungere obiettivi sempre più alienanti.





Scusa se mi sono lasciato andare forse aggredendo un po’ troppo l’argomento
( come si diceva qualche volta a scuola: “sei andato fuori tema”), a me spesso piace andare “fuori tema”. Confesso che mi sono servito della tua osservazione per esternare il mio pensiero
che dovevo esprimere in qualche modo per la carica emotiva che esso contiene.


Ciao e buon fine settimana. Alessandro.
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Messaggio  Don Lun 26 Set 2011 - 16:09

aditroia ha scritto:Confesso che mi sono servito della tua osservazione per esternare il mio pensiero
che dovevo esprimere in qualche modo per la carica emotiva che esso contiene.

Capisco il tuo sfogo e rispetto le tue valutazioni, però troppo spesso molti si dimenticano che siamo dei professionisti e vogliono ridurci a ruolo di missionari perchè fa comodo a loro.

Ciao,
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Messaggio  Dott.Hiram Lun 26 Set 2011 - 17:49

Sempre MOLTO d'accordo con Marzio.
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Messaggio  aditroia Mar 27 Set 2011 - 12:30

marziog ha scritto:
aditroia ha scritto:Confesso che mi sono servito della tua osservazione per esternare il mio pensiero
che dovevo esprimere in qualche modo per la carica emotiva che esso contiene.

Capisco il tuo sfogo e rispetto le tue valutazioni, però troppo spesso molti si dimenticano che siamo dei professionisti e vogliono ridurci a ruolo di missionari perchè fa comodo a loro.

Ciao,

Questo è vero, purtroppo......
Ciao e buona giornata.
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Messaggio  anpic Mer 28 Set 2011 - 0:33

marziog ha scritto:
aditroia ha scritto:Confesso che mi sono servito della tua osservazione per esternare il mio pensiero
che dovevo esprimere in qualche modo per la carica emotiva che esso contiene.

Capisco il tuo sfogo e rispetto le tue valutazioni, però troppo spesso molti si dimenticano che siamo dei professionisti e vogliono ridurci a ruolo di missionari perchè fa comodo a loro.

Ciao,

Quando sono sul posto di lavoro sono un professionista come tutti gli
altri, che tra parentesi ha una famiglia che ha lo stesso diritto delle
famiglie dei pazienti di chiedere di essere mantenuta al meglio delle
mie possibilità. Come ho già detto in altri post, se faccio uno sconto
al paziente sottraggo qualcosa a mia figlia e a mia moglie, più che a
me; qualcosa che non sto rubando, ma che mi sto guadagnando. Faccio il
lavoro che faccio perchè mio padre e mia madre, fortunatamente, mi hanno
potuto mantenere agli studi, con sacrifici e rinunce (impiegati
statali), perchè per sei anni di laurea e quattro di specializzazione ho
studiato per undici mesi e venti giorni all'anno, andando in vacanza in
campeggio (costava meno) dieci giorni. Non ho frequentato discoteche, locali o posti esotici per le mie vacanze da studente. Ho fatto come quasi tutti noi una estenuante gavetta (laurea 87, convenzione 2000) fatta di ricerca di sostituzioni a bassa, bassissima remunerazione, e nessuno dei colleghi che mi pagava si è impietosito o ha ritenuto di considerare di più il valore del mio lavoro (e parliamo di tempi passati, in cui non voglio dire che questo lavoro fosse una sine cura, ma era decisamente più semplice e proporzionalmente molto ben pagato), di rinunce per non perdere occasioni di lavoro che mi avrebbero consentito di fare i famosi punti e qualche soldo. Ho rimandato persino il matrimonio, in attesa di un futuro più certo, e mi sono sposato mentre frequentavo il corso di formazione in medicina generale, tornando al lavoro il giorno dopo perchè le ferie per il matrimonio (15 giorni) mi erano state concesse solo dopo dieci giorni, e così come Verdone ho fatto il viaggio di nozze posticipato. Vivo in una casa in affitto perchè i miei risparmi sono serviti per comprarmi finalmente dopo dieci anni di paura che mi sfrattassero dallo studio, uno studio mio. In pratica ho lavorato per poter lavorare. Mi sono conquistato i pazienti uno per uno con la serietà professionale e la preparazione (i valori che elevano la sostanza della professione medica), fornendo a basso costo le stesse prestazioni e diagnosi di illustri professori ("ma lo sa che il Professore mi ha detto la stessa cosa che mi ha detto lei? Mi ha chiesto se è oculista, dermatologo, ginecologo, ortopedico, cardiologo, ecc...") che evidentemente non credono possibile che un medico di base abbia studiato, all'università...Ho preso la convenzione solo ed esclusivamente con le mie forze, non ho padri, madri, zii o cugini medici che mi abbiano instradato, ho fatto decine di concorsi nei quali il vincitore era stato già designato (in una occasione me lo hanno presentato prima dell'esame...), e non devo nulla a nessuno, se non a chi mi ha mantenuto (bamboccione...) fino ad età in cui il mio idraulico ha la ditta sua, la macchina di lusso, moglie, due o tre figli, e fa le vacanze a Sharm.
Ma io non volevo fare l'idraulico, volevo fare il medico, e non sono pentito. Quando chiedo una parcella (che tra l'altro non è 70 euro, ma al massimo 50 più IVA se dovuta, come da ormai vecchio tariffario "suggerito" dalla FIMMG, di cui in tasca me ne restano circa la metà, nemmeno la cena per due in pizzeria) non vengo retribuito per il pezzo di carta che faccio, ma per la lunga, lunghissima strada che ho fatto per avere il diritto di mettere quella firma sul pezzo di carta. E' vero che esistono situazioni difficili per molte persone, ed è vero che mediamente ce la passiamo meglio di altri (non so ancora per quanto...), ma ciò non mi/ci è stato regalato: è stato guadagnato, anzi conquistato con fatica, sudore, rinunce; ed è vero anche che il nostro lavoro non comincia a rendere (non per arricchirci, ma per mantenerci) se non almeno dieci, quindici e anche venti anni dopo altre professioni o mestieri, durante i quali altri spesso fanno sacrifici per noi. Perciò non mi sento in colpa se mi trovo dove sono perchè me lo merito, senza presunzione. E quanti di noi, riscatti a parte potrebbero fare i famosi quaranta anni di servizio per il massimo della pensione?
Ho anche io pazienti "amici", anche se l'esperienza mi ha insegnato che ci sono persone con un rapporto splendido che non si fanno nessuno scrupolo a revocarti per motivi futili (e vogliamo parlare dei colleghi che si avvicinano alla pensione, che vengono "abbandonati" dai pazienti che si cercano nuovi lidi "sennò poi resto senza...": ma la loro retribuzione è legata alle scelte, e cambia sensibilmente?). Anche io alcune volte faccio prestazioni per cui non chiedo parcella, ma trovo giusto spiegare che sto facendo una eccezione, perchè il prossimo collega non si senta dire, come mi capita, che il "vecchio" dottore non mi faceva pagare nulla... Noi abbiamo con i pazienti un contatto molto più stretto e profondo di altri, ne conosciamo le storie familiari, i problemi e le angustie. Capisco perciò che siamo portati ad uno spirito di umanità (lodevole) più profondo, che altri non esprimono perchè non conoscono a fondo le persone come le conosciamo noi. Ma facciamo molta attenzione a non trasformarci, come dice Marzio, in missionari. Usciamo dallo studio e, fuori dal lavoro, facciamo tutta la beneficenza che vogliamo. Forse bisognerebbe separare la professione un lavoro da svolgere al meglio delle nostre possibilità, dall'impegno civile e sociale, che cosa lodevole, ma che non può ricadere solo sulle nostre spalle.


Non so, probabilmente stasera mi sento più "cattivo" del solito, e magari domani la penserò diversamente. Ma non credo proprio che chiedere quanto dovuto per un lavoro, con cui mi mantengo e mantengo una famiglia significhi "dimenticare i miei valori morali e far pesare la bilancia prevalentemente dalla parte dei guadagni". Non ho "obiettivi sempre più alienanti": chiedo solo quanto mi spetta.

Con rispetto delle altrui opinioni

ciao
Anpic

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Messaggio  Dott.Hiram Mer 28 Set 2011 - 10:41

Bravo anpic.

E' esattamente quello che penso - e fo - io.
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Messaggio  aditroia Mer 28 Set 2011 - 19:28

anpic ha scritto:
marziog ha scritto:
aditroia ha scritto:Confesso che mi sono servito della tua osservazione per esternare il mio pensiero
che dovevo esprimere in qualche modo per la carica emotiva che esso contiene.

Capisco il tuo sfogo e rispetto le tue valutazioni, però troppo spesso molti si dimenticano che siamo dei professionisti e vogliono ridurci a ruolo di missionari perchè fa comodo a loro.

Ciao,

Quando sono sul posto di lavoro sono un professionista come tutti gli
altri, che tra parentesi ha una famiglia che ha lo stesso diritto delle
famiglie dei pazienti di chiedere di essere mantenuta al meglio delle
mie possibilità. Come ho già detto in altri post, se faccio uno sconto
al paziente sottraggo qualcosa a mia figlia e a mia moglie, più che a
me; qualcosa che non sto rubando, ma che mi sto guadagnando. Faccio il
lavoro che faccio perchè mio padre e mia madre, fortunatamente, mi hanno
potuto mantenere agli studi, con sacrifici e rinunce (impiegati
statali), perchè per sei anni di laurea e quattro di specializzazione ho
studiato per undici mesi e venti giorni all'anno, andando in vacanza in
campeggio (costava meno) dieci giorni. Non ho frequentato discoteche, locali o posti esotici per le mie vacanze da studente. Ho fatto come quasi tutti noi una estenuante gavetta (laurea 87, convenzione 2000) fatta di ricerca di sostituzioni a bassa, bassissima remunerazione, e nessuno dei colleghi che mi pagava si è impietosito o ha ritenuto di considerare di più il valore del mio lavoro (e parliamo di tempi passati, in cui non voglio dire che questo lavoro fosse una sine cura, ma era decisamente più semplice e proporzionalmente molto ben pagato), di rinunce per non perdere occasioni di lavoro che mi avrebbero consentito di fare i famosi punti e qualche soldo. Ho rimandato persino il matrimonio, in attesa di un futuro più certo, e mi sono sposato mentre frequentavo il corso di formazione in medicina generale, tornando al lavoro il giorno dopo perchè le ferie per il matrimonio (15 giorni) mi erano state concesse solo dopo dieci giorni, e così come Verdone ho fatto il viaggio di nozze posticipato. Vivo in una casa in affitto perchè i miei risparmi sono serviti per comprarmi finalmente dopo dieci anni di paura che mi sfrattassero dallo studio, uno studio mio. In pratica ho lavorato per poter lavorare. Mi sono conquistato i pazienti uno per uno con la serietà professionale e la preparazione (i valori che elevano la sostanza della professione medica), fornendo a basso costo le stesse prestazioni e diagnosi di illustri professori ("ma lo sa che il Professore mi ha detto la stessa cosa che mi ha detto lei? Mi ha chiesto se è oculista, dermatologo, ginecologo, ortopedico, cardiologo, ecc...") che evidentemente non credono possibile che un medico di base abbia studiato, all'università...Ho preso la convenzione solo ed esclusivamente con le mie forze, non ho padri, madri, zii o cugini medici che mi abbiano instradato, ho fatto decine di concorsi nei quali il vincitore era stato già designato (in una occasione me lo hanno presentato prima dell'esame...), e non devo nulla a nessuno, se non a chi mi ha mantenuto (bamboccione...) fino ad età in cui il mio idraulico ha la ditta sua, la macchina di lusso, moglie, due o tre figli, e fa le vacanze a Sharm.
Ma io non volevo fare l'idraulico, volevo fare il medico, e non sono pentito. Quando chiedo una parcella (che tra l'altro non è 70 euro, ma al massimo 50 più IVA se dovuta, come da ormai vecchio tariffario "suggerito" dalla FIMMG, di cui in tasca me ne restano circa la metà, nemmeno la cena per due in pizzeria) non vengo retribuito per il pezzo di carta che faccio, ma per la lunga, lunghissima strada che ho fatto per avere il diritto di mettere quella firma sul pezzo di carta. E' vero che esistono situazioni difficili per molte persone, ed è vero che mediamente ce la passiamo meglio di altri (non so ancora per quanto...), ma ciò non mi/ci è stato regalato: è stato guadagnato, anzi conquistato con fatica, sudore, rinunce; ed è vero anche che il nostro lavoro non comincia a rendere (non per arricchirci, ma per mantenerci) se non almeno dieci, quindici e anche venti anni dopo altre professioni o mestieri, durante i quali altri spesso fanno sacrifici per noi. Perciò non mi sento in colpa se mi trovo dove sono perchè me lo merito, senza presunzione. E quanti di noi, riscatti a parte potrebbero fare i famosi quaranta anni di servizio per il massimo della pensione?
Ho anche io pazienti "amici", anche se l'esperienza mi ha insegnato che ci sono persone con un rapporto splendido che non si fanno nessuno scrupolo a revocarti per motivi futili (e vogliamo parlare dei colleghi che si avvicinano alla pensione, che vengono "abbandonati" dai pazienti che si cercano nuovi lidi "sennò poi resto senza...": ma la loro retribuzione è legata alle scelte, e cambia sensibilmente?). Anche io alcune volte faccio prestazioni per cui non chiedo parcella, ma trovo giusto spiegare che sto facendo una eccezione, perchè il prossimo collega non si senta dire, come mi capita, che il "vecchio" dottore non mi faceva pagare nulla... Noi abbiamo con i pazienti un contatto molto più stretto e profondo di altri, ne conosciamo le storie familiari, i problemi e le angustie. Capisco perciò che siamo portati ad uno spirito di umanità (lodevole) più profondo, che altri non esprimono perchè non conoscono a fondo le persone come le conosciamo noi. Ma facciamo molta attenzione a non trasformarci, come dice Marzio, in missionari. Usciamo dallo studio e, fuori dal lavoro, facciamo tutta la beneficenza che vogliamo. Forse bisognerebbe separare la professione un lavoro da svolgere al meglio delle nostre possibilità, dall'impegno civile e sociale, che cosa lodevole, ma che non può ricadere solo sulle nostre spalle.


Non so, probabilmente stasera mi sento più "cattivo" del solito, e magari domani la penserò diversamente. Ma non credo proprio che chiedere quanto dovuto per un lavoro, con cui mi mantengo e mantengo una famiglia significhi "dimenticare i miei valori morali e far pesare la bilancia prevalentemente dalla parte dei guadagni". Non ho "obiettivi sempre più alienanti": chiedo solo quanto mi spetta.

Con rispetto delle altrui opinioni

ciao
Anpic

Caro ANPIC (non conosco il tuo nome, avrei preferito chiamarti per nome),
considerata l'"intensità" del tuo intervento mi rendo conto di aver sollevato
una questione delicata sia sotto il profilo della sensibilità personale
che dell'etica professionale e me ne dispiaccio.
Dalle note si avverte chiaramente che ognuno di noi ha alle spalle una sua storia, un suo passato,
le proprie esperienze ed un proprio carattere.
Per la verità non immaginavo osservazioni piuttosto "forti" sull'argomento probabilmente perchè su certi
concetti ho calcato un pò la mano. Avrei dovuto tenere per me le mie riflessioni anche perchè le ho
espresse in maniera estemporanea. Forse l'avanzare inesorabile degli anni ha i suoi effetti
nell'abbassare la "soglia della sensibilità". Una professione come la nostra specie dopo anni di lavoro, carica
di emozioni di ogni tipo può, a volte, indurre a conclusioni discutibili.
Ma dirò che, fondamentalmente e a rigore di logica, sono d'accordo con te e con gli altri colleghi che
sono intervenuti.
Gli scambi di idee sono sempre costruttivi nel senso che possono costituire un punto di riflessione.

Concludeva il Manzoni: "...se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto
apposta...".

Ciao e buon lavoro, Alessandro.
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Messaggio  anpic Mer 28 Set 2011 - 23:38

Caro Alessandro,

il bello di questo forum è che nonostante la diversità di opinioni che
possiamo avere, la discussione si mantiene sempre su livelli di estrema
civiltà, educazione ed intelligenza, qualità sempre più rare da trovare.
Questo fa si che uno scambio di opinioni porta sempre ad un
accrescimento di due persone, e non al prevalere di una posizione su di
un altra. Questo vale anche per quanto riguarda la tua idea, che come
dicevo nel primo post, rispetto in pieno. Apprezzo anche molto il modo
costruttivo con cui commenti il mio post, segno che, da persona
intelligente, lo hai "capito". Non ti devi per nulla dispiacere di aver
sollevato certi argomenti, che periodicamente comunque rispuntano nelle
discussioni, perchè è utile, e anche per certi versi rassicurante, avere
coscienza che i problemi che incontro io nel rapporto con i pazienti
sono gli stessi che incontrano tutti gli altri colleghi, e ognuno li
affronta al meglio delle sue capacità e "secondo coscienza", come
dicevi.
Perciò ti confermo che quanto ho scritto non è "contro" il tuo modo di
vedere, ma ha lo scopo di illustrarti un altro punto di vista.
Da sempre uso l'acronimo praticamente per tutto, perciò neanche mi rendo conto che non ho detto il nome. Me ne scuso.
buon lavoro anche a te (ne abbiamo bisogno...)
ciao
Anpic - Andrea

anpic
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Messaggio  aditroia Gio 29 Set 2011 - 14:56

anpic ha scritto:Caro Alessandro,

il bello di questo forum è che nonostante la diversità di opinioni che
possiamo avere, la discussione si mantiene sempre su livelli di estrema
civiltà, educazione ed intelligenza, qualità sempre più rare da trovare.
Questo fa si che uno scambio di opinioni porta sempre ad un
accrescimento di due persone, e non al prevalere di una posizione su di
un altra. Questo vale anche per quanto riguarda la tua idea, che come
dicevo nel primo post, rispetto in pieno. Apprezzo anche molto il modo
costruttivo con cui commenti il mio post, segno che, da persona
intelligente, lo hai "capito". Non ti devi per nulla dispiacere di aver
sollevato certi argomenti, che periodicamente comunque rispuntano nelle
discussioni, perchè è utile, e anche per certi versi rassicurante, avere
coscienza che i problemi che incontro io nel rapporto con i pazienti
sono gli stessi che incontrano tutti gli altri colleghi, e ognuno li
affronta al meglio delle sue capacità e "secondo coscienza", come
dicevi.
Perciò ti confermo che quanto ho scritto non è "contro" il tuo modo di
vedere, ma ha lo scopo di illustrarti un altro punto di vista.
Da sempre uso l'acronimo praticamente per tutto, perciò neanche mi rendo conto che non ho detto il nome. Me ne scuso.
buon lavoro anche a te (ne abbiamo bisogno...)
ciao
Anpic - Andrea

Caro Andrea, le tue parole mi fanno immensamente piacere.
La tua intelligenza, sensibilità ed esperienza di vita insieme al
massimo apprezzamento, come da te osservato, nel mantenere una
discussione su livelli di estrema civiltà, educazione ed intelligenza,
d’accordo con te nel confermare queste qualità sempre più rare,
mi rassicura di non aver inconsapevolmente provocato controversie.
Questo breve scambio di opinioni avuto con te mi rende più sereno
e mi permette di riconsiderare alcuni aspetti del mio modo di
affrontare questo difficile lavoro.
Un cordiale saluto ed una buona giornata, Alessandro.
aditroia
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